Le scelte arbitrarie

Prendendo spunto da una discussione su un forum (questo è il punto iniziale) voglio esporre la motivazione secondo la quale le scelte arbitrarie sono ammissibili e le nostre scelte non hanno bisogno di una motivazione che sia pubblicamente valida, almeno non in ogni caso. Faccio notare che questa esposizione serve perlopiù per vedere se la mia idea a riguardo ha basi solide secondo i miei parametri oppure è necessario modificarla.

Per esporre la motivazione muovo dall'obiezione che mi è stata portata. L'obiezione si basa su due assunti (e già da qui si potrebbe vedere se questi sono scelte arbitrarie):

  1. La ragionevolezza di un enunciato non va a maggioranza. Se sono solo a dire X ed altre 5 persone dicono non X , ciò non vuol dire che non X deve essere per forza più ragionevole di X. La ragionevolezza si basa sulla solidità della motivazione per un dato enunciato, quindi si basa sugli argomenti. Se si usa il numero allora si fà valere un enunciato con la forza. (E concordo con questo assunto)
  2. La motivazione "è una mia scelta arbitraria" è pericolosa e porta a risultati nefasti, ad esempio "uccidiamo un gruppo etnico per scelta arbitraria" quindi non è possibile usarla in nessun caso. (E qui sono in disaccordo)

A questo si aggiungono le osservazioni che le nostre idee si influenzino, in modo marcato o meno, a vicenda ed in più le nostre scelte si portano dietro delle conseguenze. Ad esempio non posso esprimere la mia idea sull'acquisto di un nuovo oggetto senza essere influenzato dal pensiero sullo spreco delle risorse, il quale può rimanere implicito nel discorso (correlazione tra idee). Allo stesso modo non posso aspettarmi di dire ad una persona di colore "mi fanno schifo i negri" senza aspettarmi una conseguenza. Quindi questa correlazione tra idee sembrerebbe motivare l'esigenza per la motivazione di qualsiasi pensiero o scelta, poichè partire da una scelta arbitraria potrebbe portarmi alla formulazione di idee, anche se indirette, affatto accettabili dagli altri.

Allora come si esprime la motivazione di una scelta o di un'idea? Per prima cosa dobbiamo stabilire, io ed il mio interlocutore, delle regole per cui una motivazione è accettabile da entrambi. Insomma stabiliamo convenzionalmente cosa è considerabile come razionale.
Da questa "razionalità" devono muovere le nostre motivazioni, se non muovono dalla convenzione effettuata allora sono assumibili come scelte arbitrarie, e vanno rigettate o eliminate per l'assunto numero due.

Io invece sono dell'idea che qualora le scelte arbitrarie non vengano imposte agli altri, o abbiano conseguenze davvero trascurabili, allora hanno senso di esistere, anzi ne effettuiamo di continuo; ma a questo arriverò tra poco.

Esplichiamo la contraddizione, almeno per come la vedo io, con un esempio.
La persona A sceglie X con una motivazione, B chiede la motivazione della scelta e ritiene che questa non muova dalle convenzioni esistenti tra i due, quindi la rigetta. La rigetta allo stesso modo della motivazione "è una mia scelta arbitraria" in quanto equivalentemente "non razionali" secondo le convenzioni stipulate. Dunque come va a finire? Per l'assunzione no2 A ha iniziato un comportamento che può essere pericoloso dunque dovrebbe cambiare, ma chi lo decide? A potrebbe dire "tu non accetti di espandere le nostre convenzioni perchè ti fa comodo, quindi molte mie scelte risultano non accettabili" o ancora "secondo te la mia motivazione non è razionale, per me rispetta le convenzioni stipulate".
Quando si è faccia a faccia è difficile uscirne, allora si potrebbe far uso di una terza persona, ma qui entrano in gioco almeno 2 problemi: il primo è che con la terza persona potrebbe esistere una convenzione di "razionalità" diversa da quella esistente tra A e B, quindi il suo intervento potrebbe non essere applicabile tra A e B; il secondo problema è che, pur condividendo le convenzioni tra A e B, l'idea di A verrebbe rigettata per maggioranza e si contraddirrebbe l'assunto numero uno.
Si potrebbe obiettare "ma se la motivazione è ragionevole, perchè dovrebbe essere rigettata? E' A che sbaglia!", forse in un mondo ideale. Nel mondo reale, almeno a me, risulta che se davvero muovessimo dalle stesse convenzioni non potrebbero esistere idee diverse sullo stesso argomento ed invece io stesso sto rigettando l'obiezione che mi han mosso su un forum. Quindi o non muoviamo dalle stesse convenzioni, quindi la cosidetta razionalità è a tratti, oppure sono ammissibili le scelte aribitrarie perchè molte di queste non hanno conseguenze degne di nota.

Ancora, le nostre scelte vanno motivate solo quando vengono espresse poichè altrimenti gli altri non ne verrebbero a conoscenza, quindi potremmo fare moltissime scelte senza mai esprimerle, anche se queste influenzeranno in parte tutto ciò che esprimeremo. Ma in questo modo potremmo effettuare scelte arbitrarie a iosa, cosa che, per l'assunto due, è l'inizio di un comportamento pericoloso.
Ma non finisce qui, secondo me compiamo scelte arbitrarie di continuo, come l'apertura di un dato sito quando navighiamo. O meglio, in realtà non esiste la scelta arbitraria in quanto tale, questa è sempre dettata da qualcosa che ci convince (chessò la bellezza, l'esigenza, etc..). Perchè scrivo una frase piuttosto che un'altra? Le motivazioni ci saranno pure ma sono così vaghe nella mia testa che sintetizzo con "è una scelta arbitraria".
O continuando, come è possibile espandere le convenzioni tra persone se, per scelta arbitraria (ovvero per un insieme di eventi poco definibili che accadono nella nostra testa), non accettiamo nuovi accordi?
La stessa ragionevolezza chi la garantisce? Si potrebbe dire "I nostri parametri di giudizio", e questi come sono stati scelti? "Saranno stati infusi in noi dai nostri insegnanti" potrà dire qualcuno, sì, ma il primo a formularli avrà fatto una scelta in autonomia o no? E possibile sintetizzarla con le parole "scelta arbitraria" ?

Concludendo per me le scelte arbitrarie (o in versione estesa: scelte con motivazioni vaghe e molto soggettive) hanno senso di esistere e possono rappresentare anche una motivazione nei discorsi fintantochè non si cerchi di imporre l'idea al prossimo. Non posso imporre un'idea che ha per motivazione "è una mia scelta aribitraria" perchè, appunto, la motivazione è valida solo per la mia persona non per gli altri. Allo stesso modo non posso motivare azioni, del tipo "ti picchio", con "è una mia scelta arbitraria". O meglio posso anche farlo (come succede quando un delinquentello prende a pugni qualcuno tanto per sfogarsi), ma le conseguenze di un'azione sono molto più pesanti rispetto all'espressione di un concetto, quindi devo accettarle senza lamentarmi.

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